mercoledì 23 novembre 2011

Ikebana: il nostro Ninestrone


Avevo appena trovato un cavolfiore dimenticato in fondo all’orto. Era fiorito, peccato considerarlo “solo” una verdura… l’ho portato a casa e ne ho fatto un mazzo, di cavolfior fiorito. (E dopo qualche giorno, l’ho smontato e l’ho pure mangiato!).
Poi mi è capitato di leggere del Ninestrone, di sinfonie e di armonie, di sentimenti e di ingredienti… e la mia mente ha associato all'istante l'immagine del mio cavol-fiore a Maiko che con le parole fa fluire le emozioni senza timori ne pudori, anche quelle forti e ingrate, quelle che a volte fan paura.
Quello tra me e maiko è un Ninestrone fatto da lontananza (spaziale) e vicinanza (dell’anima). E’ un Ninestrone alle volte invernale, caldo e scuro come le foglie di cavolo nero, alle volte estivo e frizzante come il verde delle fave fresche e il profumo di menta. E’ condito con parole e sorrisi ma anche con lunghi silenzi come pane secco da immergere in un liquido che ti ristora.
 

Ier sera, a casa tua,
son stata molto bene.
Ospitata in quel tipo di dimora
che non sai bene come definire.

Una cosa di odori e di sapori.
Odori che si disegnano come
benevole presenze, in ali e
trasparenze, sapori che
precedono le labbra.

E c’erano, in cucina, bellissime
lavagne improvvisate. E alcuni cuori
multiformi. Stracci puliti e credo,
pur senza che qui ne resti traccia
di memoria, tazzine da caffè
dette e ridette in bianca attesa.
E poi le spezie, che quasi di nascosto
ci suggerivano gli arcani. Non ci ho
dormito, in questa casa tua, ma
avrei potuto. E se lo avessi fatto,
se le parole si fossero formate
intorno a un’aderenza, son certa
che per certo avrei voluto separarmi,
di mattina, andando all’alba giù al mercato.

E, come sai sin dalla scuola, lì non ne avrei
trovati, fiori. Avrei cercato invece, fra le casse,
i verdi e bianchi, all’alba, e avrei composto
(lo so che sai che faccio gli ikebana),
col cavolo a merenda del mattino
questo lucente e un poco storpio mazzolino.

Ci si separa sempre, dal nutrimento dell’amore,
con un fiore. Cucinalo, ed aggiungi un po’ di curcuma
e cumino, una patata bianca e una patata rossa,
e un fiore di magnolia in pasta fina.
Trasformami in un minestrone di parole,
tutte quelle che non ti ho detto per paura
del dolore, del piacere, del furore,
del luogo, del distacco, del torpore,
del battito, infine troppo forte,
del mio cuore.
 
  Maiko

Per il contest di Nina un Ninestrone a quattro mani, fatto di parole di fiori e di verdure in sinfonia (immaginate, raccontate e anche mangiate).
 
 

mercoledì 6 luglio 2011

Clafoutis di ciliegie


E finalmente dopo tanto tempo torno a scrivere e pubblicare sul mio blog!
Qualche settimana fa abbiamo ricevuto da mia suocera un cesto di ciliegie bellissime, scure e gigantesche. In foto la dimensione delle ciliegie non rende ma basta pensare che le manine sono quelle di una bambina di 5 anni!
Dopo averne mangiate una buona parte, con quel che ne restava ho deciso di farne un Clafoutis.
La ricetta è ripresa da questo  blog (che mi piace parecchio) dove vi rimando anche per la storia di questo dolce tradizionale francese.

INGREDIENTI
500 gr di ciliegie (con il nocciolo!)
200 ml di latte
100 gr di zucchero
3 uova
120 gr di farina (volendo anche un po' meno, affinchè l'impasto abbia meno consistenza)
30 gr di burro fuso
zucchero a velo per la superficie

Sbattere le uova con lo zucchero. A aggiungere la farina e poi il burro fuso. Mischiare bene per evitare la formazione di grumi e stemperare pian piano con il latte freddo.
Disporre le ciliegie nello stampo ben imburrato e ricoprire di pasta. 
Infornare per mezz'ora o poco più a 180°/200°.
Spolverare di zucchero a velo. Servire tiepido o freddo.




martedì 15 marzo 2011

for Japan



Scopro questa raccolta fondi dal blog di wennycara e a mia volta partecipo e diffondo.

Facendo una libera donazione alla bellissima iniziativa promossa dalla blogger di she who eats si partecipa automaticamente al giveaway che ha come premio simbolico i fiori di ciliegio giapponese (sakura).

E non mi sento di aggiungere troppe parole, le immagini che abbiamo visto tutti in rete e in televisione ci rimarranno a lungo negli occhi e nel cuore...  solo l'augurio che molti altri condividano e diffondano.


lunedì 14 marzo 2011

Crumble integrale di mele


Comincio ad apprezzare sempre di più i dolci semplici e poco "dolci".
Per questa ricetta, x es,  che ha soddisfatto la golosità di 6 persone, ho sfruttato la dolcezza naturale delle mele e delle uvette, aggiungendo nell'insieme del dolce solo un cucchiaio e mezzo di zucchero di canna. Ho provato in un altra versione anche a sostituire lo zucchero con il malto d'orzo ed il risultato è stato ancora meglio.

INGREDIENTI
5/6 mele (dipende dalla dimensione)
150 gr di farina integrale
120 gr di burro
2/3 fette di pane integrale raffermo tagliate a dadini piccoli piccoli (sono opzionali... io le avevo e le ho aggiunte all'impasto del crumble)
1 cucchiaio e mezzo di zucchero di canna o l'equivalente di malto d'orzo
una manciata di uvetta sultanina
cannella in polvere
a piacere e a seconda ciò che offre la dispensa: pinoli, noci o altra frutta secca

Le mele si sbucciano, si tagliano a dadini, si spolverano di cannella e si sistemano in una teglia leggermente imburrata con pinoli e uvette.

Per il crumble si mischiano assieme la farina, le "briciole" di pane secco, il burro, lo zucchero (o il malto). Non vale la pena di sporcare il mixer, si fa rapidamente con le mani, dato che l'impasto non deve essere uniforme ma sbricioloso, appunto.
Con queste briciole si ricoprono le mele, si infila in forno e si cuoce a 180 x 30/40 minuti.

Si mangia preferibilmente tiepido (perfetto con una pallina di gelato) oppure anche freddo.

Per la foto qui sotto... dovete fare un atto di fede mi rendo conto, ma, giuro! ci sono le mele la sotto! Dopo aver preparato il tutto, appena prima di scattare, le briciole che, fatte di farina integrale erano parecchio "sbriciolose", si sono mollemente accomodate in mezzo al piatto... impossibile rifare tutto! A quel punto, con anima zen ho scattato così e poi me lo sono mangiato con somma soddisfazione :-)



lunedì 14 febbraio 2011

Halloumi al tegamino con cavolo rosso al finocchietto



Questo è stato il mio pranzo di oggi! Lo sottolineo xchè e davvero raro che io posti così rapidamente un piatto... di solito lascio foto e ricette decantare vari mesi. Il cappone ripieno di Natale, solo x fare un esempio, attende ancora pazientemente il suo turno ;-)
Oggi, dicevo, pranzo da re - e qualcuno potrebbe obbiettare che mi accontento di poco... - ma io, che son golosa sia di formaggio sia di verdura (a parte qualche rara, isolata, eccezione) non potevo desiderare di meglio.
L'halloumi è un formaggio di origine cipriota, molto diffuso in Grecia, in Turchia e un po' in tutto il Medio Oriente (sullo sfondo della foto si vedono, in effetti, delle scritte in arabo sull'incarto).
E' particolarmente saporito essendo fatto di un mix di latte di capra e di pecora e la sua consistenza da crudo assomiglia un po' a quella della feta. La sua gustosissima peculiarità però è che ha un alto punto di fusione quindi è perfetto da fare alla piastra, alla griglia o fritto (gnamm!).
Per prepararlo l'ho asciugato ed infarinato leggermente e poi l'ho dorato in tegame con poco olio a temperatura media (xchè è vero che ha un'alta temperatura di fusione ma è comunque pur sempre un formaggio).  Tre minuti da una parte e 3 dall'altra ed è pronto.
L'ho affiancato a del cavolo rosso stufato. Tempo di cottura non + di 5 minuti in un filo d'olio extravergine cui ho aggiunto un cucchiaio di aceto di mele, altrettanta acqua e una spolverata di semi di finocchietto selvatico... e questa volta ho risparmiato al mio cavolo alchimistiche trasformazioni :-)



Con questa ricetta partecipo al contest di Burro & Miele:



giovedì 10 febbraio 2011

Caponata di carciofi


Vado pazza x la caponata di melanzane e quando ho visto sul blog di Paoletta  questa variante coi carciofi è stata attrazione irresistibile... e infatti...
Ora, in attesa dell'ordine del ns GAS dei carciofi dalla sardegna in arrivo x la prossima settimana ho iniziato a fare un po' di pratica e, devo dire, che la ricetta vale, a patto che  piaccia il caratteristico gusto agrodolce tipico della caponata.
Io ho dimezzato le dosi di Paoletta xchè nell'ordine: non avevo in casa 15 carciofi! e nemmeno mi passava per la mente di pulirne così tanti!

INGREDIENTI
6 carciofi
150 gr di olive verdi snocciolate
2 cipolle
un cuore di sedano non troppo grande
una tazza di salsa di pomodoro
una manciata di capperi
olio extravergine
una cucchiaiata abbondante di zucchero
una tazzina scarsa di aceto di vino rosso (il mio è fatto in casa e non è molto acido, forse se si utilizza quello acquistato bisogna ridurre un po' la dose)
una manciata di pinoli

Si taglia la parte spinosa, si tolgono le foglie esterne più dure e si puliscono i carciofi dalla peluria interna. Poi si tagliano a spicchi non troppo sottili.
Per evitare che si anneriscano a causa dell'ossidazione ho utilizzato il metodo suggerito da Paoletta mettendoli a bagno man mano che si preparano in una bacinella d'acqua con un/due cucchiai di farina sciolti dentro. Non l'avevo mai fatto e funziona, funziona anche molto bene :-)
Per il procedimento di cottura mi sono un po' discostata dalla ricetta originaria e ho proceduto così: ho fatto stufare le cipolle in un po' d'olio e poi ho aggiunto sia i carciofi sia il cuore di sedano tagliato a pezzetti avendo cura di insaporirli senza cuocerli troppo.
Infine ho aggiunto l'aceto x sfumare, la salsa di pomodoro e lo zucchero facendo insaporire il tutto. Negli ultimi minuti di cottura ho aggiunto olive, capperi e pinoli.
La cottura non deve esser lunga x non spappolare i carciofi.
E' ottima mangiata tiepida.
Paoletta dice che la caponata raggiunge il top dopo una notte di riposo... io questo non posso dirlo però, xchè da noi la caponata non ha superato la notte!

giovedì 3 febbraio 2011

Esperimenti da non ripetere: il cavolo blu!


Mamma mia... è passato più di un mese dall'ultimo post! E pensare che mi ero detta "durante la pausa natalizia avrò il tempo di cucinare un po' di più"...    va beh :-|
E x aprire in bellezza il 2011... un esperimento da non ripetere... della serie non tutte le ciambelle riescono col buco!
L'antefatto: avevo delle foglie esterne sia di verza sia di cavolo rosso... allora ho pensato, tanto x tentare qualcosa di nuovo, "mi lancio nei tortelli con ripieno di verza e stracchino" che è da un po' che mi girano in testa.
Ok partiamo dal ripieno: stufare le verze... facile!
Lavo e tolgo il torsolo alle foglie di entrambi i cavoli. Le faccio a striscioline di un cm e le metto a stufare in padella con poco olio. Poi penzo che il cavolo rosso qdo cuoce vira il colore verso un violaceo grigiastro così poco invitante... allora, ligia agli insegnamenti di Bressanini, aggiungo un cucchiaio di aceto allungato con un un dito d'acqua. In presenza di un liquido leggermente acido il colore del cavolo rosso ritorna acceso e brillante tingendo anche la verza. Bene.
Poi però penzo di nuovo "ma non sarà che qs punta di acidulo risulti sgradevole nel ripieno del tortello? soprattutto se associato allo stracchino già un po' acido x sua natura?" e allora penzo bene di mettere un pizzico (ma veramente un pizzico preso tra due dita, giuro!) di bicarbonato x togliere qs ca@@o di retrogusto asprino ... e nel giro 20 secondi si forma qua e la, tra le mie verze stufate, una schiumetta reattiva (verde) per poi assestarsi tutto su un bel colore blu.
Alla fine ho deciso che questo era un segno da non sottovalutare assolutamente... Quindi i tortelli li ho fatti di ricotta e spinaci e la verza me la sono mangiata così, in tutto il suo splendore.
Decisamente la lezione di Bressanini non l'avevo studiata fino in fondo! A mia discolpa devo dire che le materie scientifiche non sono mai state il mio forte.